Caccia al patrimonio disperso della famiglia Martelli

Villa Martelli a Soffiano

Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano
Villa Martelli a Soffiano

Ci troviamo nel Valdarno fiorentino, nell’area occidentale di Firenze. L’antica contrada di Soffiano, pianeggiante, si distingue da quella collinare, ed è denominata Soffiano alto. La collina è adornata da numerose ville signorili, oliveti, giardini e vigneti1. Grazie alla sua posizione, la zona in oggetto tra l’XI e il XIII secolo era stata utilizzata come difensiva per la sottostante Greve. Vi erano numerosi castelli fortificati che, col trascorrere del tempo, superate le antiche necessità difensive, erano diventate delle ville signorili.

Sulle colline a Oriente predominante era il “palagio fortificato” dei Soderini2. Si trattava di una dimora storica in origine appartenente alla famiglia Guelfa. In questa villa visse fino al Quattrocento Messer Tommaso di Lorenzo Soderini (1403-1485) gonfaloniere di giustizia, membro dell’arte della Seta e di Calimala, sostenitore di Cosimo de’ Medici: un personaggio di spicco a Firenze per le sue virtù politico-economiche3. Alla fine del Quattrocento Lucrezia, la vedova di Francesco Soderini (1453-1524) uno tra i figli di Tommaso, decise di donare come dote a sua figlia il bel palagio e tutta la proprietà circostante, comprensiva di vasti terreni e giardini e di una grande fattoria4. La figlia, Margherita di Francesco Soderini, nel 1452 era divenuta sposa di Francesco di Niccolò Martelli: saranno i coniugi a vivere stabilmente la villa, almeno fino alla fine del secolo. Successivamente, la villa diventerà uno tra i maggiori beni di campagna della famiglia Martelli. “In cima a una collinetta, a monte della via di Soffiano, si trova la villa Martelli, ampia ed elegante, rimasta ancora intatta dopo l’ultimo rifacimento settecentesco”5. Ed è ancora così che si presenta la villa, man mano che si percorre la via di Soffiano dirigendosi in alto, sulla collina: un casale di architettura raffinatissima e di grandi dimensioni in cima alla collina. La villa è immersa nel verde, con un immenso giardino che inizia proprio dall’uscio del portone di ingresso e si sviluppa tutto attorno. In cima al portone di ingresso si trova un grande stemma in pietra con il Grifone Rampante, identificativo della famiglia Martelli.
La villa era annoverata, con Gricigliano, Sammontana e anche Barberino, tra le maggiori proprietà extraurbane dei Martelli. Fu abitata da vari membri della famiglia e probabilmente frequentata dalla famiglia intera, che vi si riuniva nei giorni festivi. Nel Settecento il balì Niccolò (1715-1782) si occupò in maniera eccelsa del patrimonio familiare ed ebbe particolare attenzione alla cura dei poderi e delle ville. Unico figlio maschio del balì Marco Martelli, Niccolò si dedicava alla gestione delle attività fondiarie della famiglia. Erano molto significative per la realtà del tempo le rendite provenienti dalle proprietà di campagna dei Martelli: furono proprio queste fattorie e poderi a far arricchire la famiglia nel corso del Settecento6. La ricchezza, unita alla mondanità e all’interesse per l’arte, fecero sì che Niccolò si dedicasse al restauro sia dei palazzi in città, che delle residenze di campagna, affidando i progetti di decorazione ad artisti come Vincenzo Meucci e Ferdinando Melani.
Il gusto settecentesco è predominante in alcune delle ampie stanze, in cui le pareti e i soffitti sono adornati da dipinti murali con paesaggi e motivi a bercau. Ferdinando Melani si occupò di decorare alcune stanze ed una galleria7. Intorno al 1745 Giuseppe del Moro, quadraturista, dipinse un’elegantissima alcova; sulle pareti si vedono ancora le architetture dipinte, che completano una scena figurativa dipinta da Tommaso Gherardini. Questi artisti erano molto conosciuti e apprezzati dalle ricche famiglie fiorentine, oltre che molto richiesti. Continuativi erano i progetti di decorazione che venivano loro commissionati, in larga parte per gli interni di palazzi di città. Nello specifico, il Meucci aveva formato presso la sua bottega Tommaso Gherardini, il quale sarebbe diventato di lì a poco il preferito dai Martelli, i quali faranno di lui una sorta di pittore di corte. Abile nel dipingere scorci di architetture classiche, cammei dorati, paesaggi di aperta campagna, la sua mano è facilmente riconoscibile nella villa di Soffiano.

Anche grazie all’abate Domenico queste proprietà cambiarono nuovamente aspetto: la villa di Soffiano fu restaurata totalmente8 su progetto di Bernardino Ciurini, che concepì anche la nuova cappella, poi dotata di sacre reliquie da parte dello stesso abate. Le cappelle votive erano edificate anche all’esterno delle altre ville dei Martelli, come a Gricigliano o a Barberino. Le dimensioni di questi edifici cultuali non erano modeste, anzi. Ciò in quanto dovevano poter ospitare un ampio numero di fedeli che abitavano nelle vicinanze. In particolare, al di fuori della cappella della villa di Soffiano, una lapide indica che nel 1749 l’abate Domenico, figlio del Senatore Niccolò Martellì “restituit instauravit publicoque sacello exornavit9.

Nell’Ottocento vennero riordinati tutti gli inventari di beni mobili e immobili dei Martelli10. Iniziava una emorragia dei beni familiari, una fitta vendita che porterà alla dispersione del patrimonio. I redditi provenienti dalle attività agricole scarseggiavano a causa della nascita delle prime industrie di manifattura. Cambiavano i tempi, iniziava a costituirsi una nuova società, di carattere industriale, e anche le attività commerciali si rinnovavano assumendo nuove forme di gestione: l’imprenditorialità dei Martelli non sembrava essere più al passo con i tempi. Nei registri contabili appaiono le prime vendite di immobili e di oggetti d’arte11. In questa dettagliata operazione di trascrizione delle vendite, alla metà dell’Ottocento, compare spesso il nome di Alessandro Martelli (1812-1904)12. Figlio di Niccolò, fu dignitario di corte del granduca Leopoldo II e poi consigliere di Ferdinando IV. Lui e la moglie, Marianna di Simone Francesco Velluti Zati13 amministrarono i beni Martelli annotando con cura le spese in entrata e in uscita sia per le case in città che per le ville in campagna.

Numerosi erano i contratti di lavoro stipulati ai fattori che curavano le proprietà terriere: tra queste vi era Soffiano, ma anche Gricigliano, Sammontana, Salingrosso14. Alessandro Martelli ebbe premura del mantenimento della villa familiare di Soffiano. Nel 1860 finanziò la costruzione di un viale a tornanti rimodernato rispetto al precedente: l’incarico del progetto e della realizzazione del viale andò a Giuseppe Poggi15. La villa di Soffiano dunque, nonostante la fitta operazione di vendita degli immobili familiari, era ancora rimasta ai Martelli.

Nel Novecento compaiono numerose lettere di corrispondenza tra il Direttore dell’Orto botanico di Firenze, Pier Andrea Saccardo, e il conte Professore Ugolino Martelli (1860-1934). Ugolino Martelli fu un celebre botanico, annoverato fra gli studiosi più eccelsi delle Scienze in Toscana. Visse stabilmente nella villa di Soffiano almeno durante gli ultimi anni della sua vita, quando le sue condizioni di salute peggioravano16. Viveva in campagna in quanto amministratore del patrimonio fondiario familiare, motivo per cui spesso si recava anche nella villa di Sammontana17. Fino agli ultimi anni della sua vita il professore continuava il proprio studio della botanica, e di questo sappiamo grazie alle cartoline postali inviate a Pier Andrea Saccardo, che diventa una vera e propria biografia di Ugolino Martelli18. La fattoria passò poi all’Ordine di Santo Stefano, sotto il titolo di Baliato di San Miniato. La villa Martelli di Soffiano venne infine donata all’Arcivescovo di Firenze dalle ultime discendenti della casata19. La villa aveva annesse molte proprietà terriere che Niccolò Martelli (1849-1934), nel 1894, cedette alla Misericordia di Firenze per erigere il nuovo cimitero di Soffiano, iniziato nel 1896. Mentre altre erano state vendute per la nuova viabilità derivante dalla costruzione della strada ferrata che collegava Firenze a Pisa e Livorno, la così detta Leopolda, realizzata per volontà di Leopoldo II Lorena fra il 1839 e il 1844. Un intreccio di storie e di nomi: la villa di Soffiano nel corso dei secoli ha ospitato molti illustri volti della famiglia Martelli. Qui i Martelli amavano recarsi in occasione delle festività, ma anche semplicemente per il riposo o per trascorrere del tempo libero allontanandosi dai ritmi caotici della città. E nonostante il tempo passasse, tutti coloro che la abitarono si dedicarono alla sua cura e al suo mantenimento, con il desiderio di preservare il luogo e il ricordo.

a cura di Cristiana Danieli


1 E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca Garfagnana e Lunigiana compilato da Emanuele Repetti, Firenze, 1833-1846, V, 1843 p. 419. Come indicato all’interno del Repetti, “Soffiano” è un’area del Valdarno con origini medievali, ciò lo si intende in base ad alcune citazioni all’interno delle Memorie dell’Arch. Arciv. Lucchese e datate al X secolo.
2 G. Trotta, Sant’Angelo a Legnaia. Fede, arte e storia in un borgo suburbano della Toscana, Firenze, 2018, pp. 9-12.
3R. Pesman Cooper, L’elezione di Pier Soderini a gonfaloniere a vita: note storiche, in Archivio Storico Italiano, vol. 125, No. 2 (454) (1967), pp. 167-169. Francesco Soderini fu ambasciatore nel 1409 e 1410, Castellano di Pietrabuona nel 1412, Gonfaloniere di compagnia nel 1429 e 1434, ambasciatore a Siena e Bologna nel 1430, Podestà di Faenza nel 1450 e Podestà di Perugia nel 1451. Nel 1431 sposa Lucrezia. Lucrezia era la figlia di Giovanni di Niccolò Tegliacci, di origine senese. Nel 1427 il Tegliacci risulta nei dati catastali fiorentini come creditore per conto del gonfalone Vaio. Era un mercante come risulta in alcuni documenti del sepoltuario dell’archivio della Basilica di Santa Croce (1596). Giovanni morì nel 1454. [R. Iacopino, Le lapidi terragne di Santa Croce, vol. II dal 1418 al 1499, in Testi e Studi, 28, Collana diretta da Roberto Lunardi, Edizioni Polistampa, 2012, p. 89.
4 G. Carocci, I dintorni di Firenze: nuova guida-illustrazione storico artistica, Firenze, II, 1881, p. 180.
5 G. Righini, Il Valdarno fiorentino e la valle del Bisenzio: note e memorie storico, artistico, letterarie, Edizioni a cura di Gaspero Righini, 1961, p. 225.
6 A. Civai, Dipinti e sculture in casa Martelli. Storia di una collezione patrizia fiorentina dal Quattrocento all’Ottocento, Firenze, 1990, p. 86.
7 F. Farneti, S. Bertocci, L’architettura dell’inganno a Firenze: spazi illusionistici nella decorazione pittorica delle chiese fra Sei e Settecento, Firenze, 2002, pp. 174-176.
8 Ivi, p. 89.
9 G. C. Lensi Orlandi, Le ville di Firenze di qua d’Arno, Firenze, 1978, p. 201.
10 F. Fiorelli Malesci e G. Coco (a cura di), Firenze in salotto. Intrecci culturali dai riti aristocratici del Settecento ai luoghi della sociabilità moderna, Arte e societa negli anni di Firenze capitale: l’insegnamento accademico e i salotti dell’aristocrazia, Atti del Convegno di Studi, Museo di Casa Martelli, Firenze, 22 ottobre 2015, pp. 183-186.
11 A. Civai, Dipinti e sculture in casa Martelli, Firenze, 1990, p. 111, 112.
12 Alessandro Martelli era il figlio di Niccolò Martelli (1778-1853) e Caterina de’ Ricci.
13 Marianna di Simone Francesco Velluti Zati, apparteneva alla stirpe dei conti Velluti Zati di San Clemente di origine napoletana.
14 In Archivio di Stato di Firenze, Fondo Martelli, f. 2081, c. 104
15 A Giuseppe Poggi i Martelli commissionano nel 1871 anche il restauro e l’innalzamento delle case di città site nell’attuale via Martelli. In Archivio di Stato di Firenze, Fondo Martelli, f. 2082, c. 116.
16 G. Negri, Ugolino Martelli 1860-1934, in Nuovo Giornale Botanico Italiano, Nuova Serie, vol. XLII (1935), p. 1.
17 Provengono infatti anche dalla tenuta di Sammontana (Empoli) alcune lettere che Ugolino indirizzò a Pier Andrea Saccardo.
18 Archivio dell'Orto Botanico: fondo Pier Andrea Saccardo, serie Corrispondenza domestica, in PHAIDRA, Collezioni digitali dell’Università di Padova.
19 G. C. Lensi Orlandi, Le ville di Firenze di qua d’Arno, Firenze, 1978, p. 201.